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La rivoluzione della preside coraggio che sta cambiando Caivano

Ci sono poche persone che ti segnano no solo con le parole, ma con la gestualità, il tono, la fermezza della voce che segna un passione unica per quello che ogni giorno fanno, per il servizio che svolgono per conto di uno stato che talvolta li lascia soli…tuttavia non si fermano e vanno avanti.

Questo è quello che ci ha trasmesso la dirigente  Eugenia Carfora,ditigente dell’istituto Morano di Caivano, che in una zona difficile e spesso dimenticata, è riuscita a trasformare quello che era una catasta di rifiuti in una scuola attrezzata, circondata dal verde, con orti che portano frutti, con palestre e laboratori all’avanguardia. Come? Si potrebbero chiedere molti docenti e dirigenti bloccati dalla burocrazia, dalla rigidità delle regole. Semplicemente con testardaggine e velocità, andando a bussare agli uffici, sollecitando fino allo sfinimento, coinvolgendo anche ragazzi e famiglie in un’opera di rivalorizzazione dell’edificio scolastico.

Ma l’opera più importante ha riguardato la lotta alla dispersione scolastica, al disagio minorile, all’incapacità genitoriale.

Il rapporto personale con le famiglie e con i ragazzi, l’ascolto della loro difficoltà a rispettare le regole, l’attenzione alle inclinazioni di ciascuno, ha permesso non solo di ridurre i numeri dell’abbandono scolastico ma anche di diventare un punto di riferimento per  giovani e adulti. Creare una rete di collaborazione con aziende di tutta Italia per permettere ai ragazzi di lavorare e di avere uno stipendio dignitoso, dare anche a genitori che sono lontani per motivi giuridici la possibilità di lavorare a scuola con i propri figli… e qui appare sulle labbra di alcuni forse il primo sorriso.

Tutto ciò non senza rischi e pericoli a livello personale.

Ma quando uno ama la propria terra come la dirigente Carfora non può che trasmettere questo sguardo anche ai propri studenti che, tornando da progetti all’estero, non devono più dire che qui è più brutto ma devono essere felici di tornare nella loro amata scuola.

Allora- l’invito finale della dirigente- è quello di essere partecipi tutti noi nel non sottolineare di Caivano i luoghi comuni spesso frutto di ottusità popolare o di decreti che pensano di rispondere ad un disagio sociale conseguenza di anni di disinteresse da parte delle istituzioni, bensì  i nuovi frutti di una società che con il contributo di gente che “si limita a compiere il proprio dovere in modo irreprensibile”, sta realizzando un meraviglioso giardino di ragazzi con tanta voglia di bellezza.

L’invito a noi tutti ad amare la nostra città, a non essere strumenti  di parole di malcontento, polemiche, di interventi demagogici  sterili, ma a prendere” il nostro panno “in mano e a ripulire le nostre zone di competenza con un silenzio che parla.

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